Dall’ Archivio Storico Comunale
MORGANTINA definita, non a torto, la Pompei sicula è il testimone diretto di una storia archeologica siciliana che affonda le sue radici dal neolitico sino all’ Età del rame e del bronzo.
Dagli scavi effettuati dal 1955 da una missione americana guidata dal prof. Erik Sjoqvist e dall’ Arch. Richard Stillwell nella quale partecipava in incognito il Re di Svezia Gustavo VI Adolfo, e dal lavoro svolto dall’archeologo Hubert L. Allen nella (1968-71) emersero reperti archeologici dell’età del Bronzo (Castelluccio), delle ceramiche del tipo Thapsos, di tipo miceneo del XIII° sec. e del periodo ausonico del XII sec. ma soprattutto vasellame risalente al VII sec. a.c.
Tutti segni indistinguibili della presenza di quel popolo dei Morgeti, proveniente dalla penisola, che secondo la tradizione storica (Tucide – Tito Livio – Diodoro Siculo) si insediarono sulla collina della Cittadella (mt.595 slm.) e guidati dal loro Re Morges diedero vita ad una piccola Polis che trovava il suo sostentamento nel territorio sottostante con la caccia agli animali (cervi-daini ecc.).
Nel VI sec. a.c. una colonia di calcidesi provenienti dalla zona costiera siciliana (Katane?) riuscì a colonizzare quella Polis sicula sulla Cittadella. I coloni calcidesi costruirono una Polis greca realizzando i loro santuari a Naiskos (rettangolare mt. 15×5) su alcuni edifici absidati sacri già edificati dai Morgeti. La popolazione morgetica venne fatta sloggiare nella zona sottostante ed alloggiata in capanne. Possiamo affermare, in base ai dati archeologici emersi anche recentemente, che fra i due popoli ci fù una coesistenza pacifica per qualche breve periodo. Ma successivamente i coloni greci s’ impossessarono dei riti religiosi dell’ antica Dea Madre Sikelia e delle tre Ninfe dei Morgeti, trasformandoli progressivamente nelle loro feste religiose in onore di DEMETRA e PERSEFONE. (vds. Op. cit. le Antefisse di Morgantina di Madeleine M. Horn).
Per come è stato evidenziato dai reperti archeologici, (i corni sacri, le arule, i vasi e le splendide antefisse raffiguranti le Ninfe ma soprattutto i famosi Acroliti) i riti religiosi diventarono patrimonio comune dei sicelioti e il residuo popolo morgetico.
Morgantina venne attaccata e conquistata da Ippocrate di Gela (491 a.c.) e quindi entrò a far parte del dominio di Siracusa, la grande Polis eletta capitale dal suo successore Gelone.
La Polis posta sotto il giogo siracusano con i Deinomenidi: Gelone (il vincitore dei Punici nella battaglia di Himera nel 480 a.c.), di suo fratello Gerone I fondatore di Aitna (il vincitore dei Tirreni nel 474 a.c.) ed infine di Trasibulo, venne privata della sua libertà. Con la cacciata di Trasibulo, a Siracusa si instaurò un primo regime democratico e Morgantina riacquistò la sua autonomia, per come si evince dalla Litra d’ argento risalente a quel periodo (466-460 a.c.) con la spiga di grano e la legenda Morgantina.
Ducezio il condottiero siculo durante la crisi di potere a Siracusa cercò di far coalizzare tutte le Polis sicule all’interno dell’isola e Morgantina che era una ricca Polis ellenizzata rappresentò per lui una base solida, tanto che nel 459 a.c. riuscì ad occuparla, distruggendo parte dell’ Acropoli greca sulla collina della Cittadella. Ducezio, oltre che abile stratega , era anche un ecista-urbanista e trasferì la popolazione sul pianoro di Serra Orlando per assegnare i lotti ai suoi fedelissimi, fondando di fatto una nuova Polis.
L’ alleanza fra Akragas e Siracusa fece vanificare la Sinteleia (la lega sicula) di Ducezio e, Morgantina venne nuovamente aggiogata al carro di Siracusa. Nel 424 a.c. con la pace di Gela voluta da Ermocrate, la Polis venne ceduta a Kamarina per denaro. A testimonianza di ciò sono stati rilevati dagli archeologi i magazzini kamarinesi nella Stoà Nord con numerose monete di Kamarina (425-405 a.c).
Nella guerra fra Atene e Siracusa del 413 a.c., Morgantina si associò agli alleati dell’esercito ateniese guidato da Nicia e Lamaco. (secondo le ipotesi degli esperti numismatici infatti, le monete Litra ¼ AR con Athena a tre quarti in una faccia e la Nike alata seduta, con chicco di grano, nell’ altro sono da attribuire a quel periodo che va dal 424 al 406 a.c.)
Ma fu con la disfatta sul fiume Assinaros che i sogni di gloria dei soldati ateniesi finirono nelle Latomie e la reggenza di Morgantina venne affidata a qualche chiliarca siracusano .
Nel 406 a.c. un potente esercito punico sbarcò in Sicilia e riuscì a distruggere Polis come: Selinunte, Himera, Akragas, Gela e Kamarina, minacciando direttamente la capitale Siracusa che si salvò grazie ad una pestilenza. Durante questa avanzata punica, Morgantina riacquistò la sua autonomia che durò sino all’ anno 396 a.c. quando Dionisio il grande la conquistò con un colpo di mano e vi insediò un presidio di soldati mercenari al suo servizio. Nella guerra contro i punici intrapresa da Dionisio, Morgantina nel 393 a.c. aprì le sue porte al generale cartaginese Magone e al suo esercito, che vi soggiornarono per parecchio tempo prima di stipulare la pace con il tiranno di Siracusa.
Dopo il lungo regno di Dionisio (38 anni), a Siracusa si incrinò il suo regime dittatoriale e scoppio una nuova lotta per il potere che vide da una parte il giovane Dionisio (che non aveva la forte tempra del padre ), fronteggiare dall’ altra, suo zio Dione, un abile navarca amico ed allievo del filosofo Patone, che era ben visto sia da Cartagine che da molti aristocratici siracusani stanchi delle vessazioni delle guardie mercenarie (circa 12000) al servizio del giovane tiranno che costavano parecchio allo Stato.
Morgantina è molto probabile che riuscì a sganciarsi dalla tutela di Siracusa perché aderì come Polis sicula alleata alla Simmachia di Dione (354 – 350 a.c.). A testimonianza di ciò vi è il famoso dilitron di bronzo con la raffigurazione del leone che sbrana il cervo e la dea Athena elmata, con la legenda Morgantinon e l’altro dilitron con Athena elmata e il tripode sacro, simbolo adottato dall’esercito mercenario greco di Dione.
Morto Dione ci fu la rioccupazione di Siracusa da parte di Dionisio II, ma fu con l’ arrivo del condottiero corinzio Timoleonte, che le cose in Sicilia cambiarono parecchio. Ben conscio degli errori di Dione, Timoleonte, per prima cosa si sbarazzò dei vari tiranni (Ippone, Icetas, Mamerco, ecc.) e poi fece restaurare e rifondare le Polis con l’ assegnazione dei lotti delle Korà a dei nuovi coloni provenienti dalla Grecia.
Durante la reggenza di Timoleonte (344- 323 a.c.) a Morgantina furono costruiti: l’ Ekklesiasterion per le assemblee popolari, il Pritaneon (l’edificio pubblico dove in origine era ospitato il primo magistrato e che custodiva il focolare sacro della città e dove venivano accolti ospiti di particolare riguardo o cittadini benemeriti), ed infine assunse una notevole importanza il Santuario di DEMETRA e PERSEFONE. Venne anche realizzato un teatro a forma trapezoidale per i riti in onore di Dionisio e furono coniate dalla zecca cittadina delle litre ed emilitre di bronzo con la raffigurazione della Dea Sikelia con l’ aquila e la scritta Albos (il fiume Gornalunga) e di Apollo con il tripode sacro.
Dopo una breve crisi di potere (325-322 a.c.) e una lotta fra il partito dell’ oligarchia capeggiato da Sosistrato e Acestoride e il partito dei popolari con a capo lo stratega Agatocles, quest’ ultimo fuggì dalla capitale e riunì sull’ Ekklesiasterion la popolazione di Morgantina e nel 317 a.c. si impadronì del potere a Siracusa eliminando fisicamente i suoi avversari.
La polis di Morgantina venne gratificata da Agatocles (che per primo sbarcò in Africa per minacciare Cartagine), con il famoso Tetradramma d’ argento raffigurante Aretusa su un lato, simile al Decadramma di Kimon e, una quadriga in corsa sull’ altro con la scritta Morgantinon.
Durante il dominio di Agatocles (317-289 a.c.) Morgantina diventò più grande e ricca e la sua Agorà venne frequentata da molti commercianti provenienti dalle altre Polis siceliote. Alla sua morte il condottiero Pirro, avendo sposato Lanassa, figlia di Agatocles, rivendicò per il proprio figlio il Regno della Sicilia.
Morgantina diventò così la base logistica dell’ esercito di PIRRO, che da lì attaccò direttamente Akragas in mano punica .
Sebbene il condottiero riuscì a vincere tutte le battaglie contro l’esercito punico nel 276 a.c. si fermò a Lilibeo ed in seguito il senato siracusano temendo una sua tirannia gli tolse la fiducia.
A Morgantina, che aveva ospitato l’esercito siracusano e mercenario guidato dai chiliarchi Gerone II e Artemidoro, per evitare un vuoto di potere favorevole a Cartagine lo stesso esercito provvide alla loro nomina di Strategos Autokrator (comandante in capo con pieni poteri).
Una testimonianza rilevata dagli archeologi, di questo significativo episodio storico, ci viene data dal cosiddetto tesoro delle 44 monete d’oro (Stateri AV di Re Filippo II, Alessandro Magno, Agatocles, Hicetas, Pirro) che apparteneva probabilmente ad Artemidoro il chiliarca macedone.
Sappiamo che Gerone II furbescamente fece eliminare Artemidoro con i soldati mercenari nella battaglia contro i bellicosi mamertini avvenuta nel fiume Ciamosoro.
Gerone II era particolarmente legato a Morgantina (ndr. si ipotizza che sua madre era nativa di Morgantina – Malcolm BELL) tanto che durante il suo lungo regno (275-215 a.c.) fece costruire un teatro nuovo ad emiciclo e dei grandi granai, progettati dal geniale Archimede.
Occorre precisare anche che recentemente è stato appurato che il geniale scienziato progettò un edificio sacro in Contrada Agnese, probabilmente dedicato ad Afrodite, con il corpo centrale circolare e con una cupola a sesto acuto (i reperti: dei tubuli simili ad anfore che s’incastrano fra di loro, sono visibili al Museo Archeologico di Aidone) e delle bellissime Botteghe ellenistiche nella Stoà Ovest mentre la Stoà Est venne adibita all’ esercizio della giustizia e del diritto fra privati (Erik Sjoqvist – 1958). In questa Stoà venne eretta una statua dedicata alla regina Filistide, per come è stato rilevato da un basamento marmoreo con le lettere F L S e dalle bellissime monete d’ argento con la Regina velata alla maniera dei Tolomei d’ Egitto e la legenda Basilissa Filistoss (Malcolm Bell – 1980).
Il Bouleterion della Polis insieme alla monumentale Casa Fontana sono le testimonianze evidenti di una ricca Polis ellenistica dove veniva esercitata una democrazia autentica. Tutte le grandi ville ellenistiche come la Casa di Ganimede e del Saluto (EIE XEI), del Magistrato ecc., sono il frutto di una riorganizzazione urbanistica di Morgantina, che ebbe la fortuna di non incappare nelle guerre della potente Roma che era alleata di Re Gerone II, contro Cartagine (S.C. Stone – 1981).
Con le vittorie eclatanti di Annibale il grande (IV Barq) e la morte di Re Gerone II avvenuta nel 215 a.c., a Siracusa arrivarono due emissari di Cartagine: Epicide e Ippocrates che erano stati mandati dal generale punico per assicurare al giovanissimo Re Geronimo il dominio di quasi mezza Sicilia.
Nel 214 a.c. Morgantina venne presa dai Romani, ma l’ anno seguente la popolazione si sbarazzò del presidio romano mentre incombeva la minaccia delle legioni guidate dal Console Claudio Marcello per assediare la grande Siracusa difesa dal geniale Archimede.
In tale contesto furono coniate monete d’ argento della Lega Siculo-Punica con l’ effigie di Demetra velata (Filistide?) su una faccia e una quadriga in corsa e legenda Sikeliotan sull ‘altra. Quella di Zeus con il fascio di fulmini e perfino un’emissione in AV (oro) con Persefone sulla biga in corsa.
Nel 212 a.c. Siracusa, dopo il tradimento operato dal capitano ispanico Moerico, venne conquistata dall’ esercito romano e la sua popolazione venne trucidata e spogliata di ogni bene (in tale contesto è da collocarsi il tesoro di Eupolemos di 15 pezzi, gli argenti ellenistici, composto da patellae, skiphos, Kantaros, una pisside con Demetra ecc.).
Morgantina ha anche contribuito con i suoi tesoretti di denari romani ad una loro precisa datazione, perché sappiamo che nel 211 a.c. venne conquistata e distrutta pesantemente dal Pretore Marco Cornelio Cetego, e dopo la sua spogliazione venne concessa in premio, secondo il Decreto del Senato Romano, a Moerico ed i suoi soldati ispanici. (Tito Livio, L. Breglia, T.V Buttrey)
Le numerose monete Hispanorum sono state le prove scientifiche che hanno contribuito alla identificazione di Morgantina (ndr. la Polis degli Hispani di Kenan T. Erim) nel 1955 perché prima si pensava che fosse la Polis sicula di Herbita. (vds. “Opera di Giuseppe Andrea Ranfaldi” Aidone 1823 –1866, Storia sulla diruta città sicula della Cittadella Herbita, pubblicata postuma nel 1880)
Con la lunga dominazione romana (211 – 36 a.c) Morgantina progressivamente perdette insieme alla sua libertà e la sua ricchezza tant’ è, che solamente il Macellum romano e le grandi fornaci sono le testimonianze archeologiche di una Polis trasformata in Oppidum romano.
Sappiamo che nella prima guerra servile di Euno (135 –131 a.c.), Morgantina si liberò dalla schiavitù romana ma venne quasi subito occupata dal Console Calpurnio Pisone.
In un carcere romano di Morgantina il ribelle Euno, (ndr. fece coniare monete con il titolo di Basileos Antiocos) che aveva per quattro anni tenuto in scacco le legioni romane, fini ì suoi giorni.
Nell’anno 105 a.c. Morgantina da Oppidum romano era in un’ottima posizione strategica e perciò venne attaccata dal ribelle Salvio Trifone con il suo esercito nella Seconda Guerra Servile della Sicilia.
Durante le spogliazioni di Caio Verre (73-70 a.c) la Polis subì anch’ essa furti ed angherie da parte di Apronio , per come ci ha lasciato scritto Marco Tullio Cicerone.
Infine durante la guerra fra Sesto Pompeo e Ottaviano la Polis, che aveva dato ospitalità a molti schiavi ribelli pompeiani, venne duramente distrutta (36 a.c.) e la sua popolazione venne trasferita a forza in altri luoghi (vds. Ipotesi di S.C.Stone e M. Bell presso la zona Capitoniana – Pietrarossa?)
Morgantina, in ordine ad un editto di Ottaviano, venne rasa completamente al suolo e quindi venne inghiottita dall’ oblio della storia .
Il geografo Strabone durante il suo viaggio in Sicilia non riuscì più ad identificarla ma la ricordò come una grande Polis dal glorioso passato.